1 Telefono nello spazio Lun Gen 31, 2011 7:10 pm
Nick
Manager
TORINO
Un gruppo di ricercatori del Surrey Satellite Technology
Limited (Sstl) di Guildford, in Gran Bretagna, si appresta a mettere a
dura prova le sofisticate capacità degli odierni dispositivi mobili, con
una delle sfide più impegnative finora tentate.
Un telefono
cellulare sarà protagonista di una missione spaziale di prossima
partenza, durante la quale verrà utilizzato per controllare un satellite
di 30 centimetri e per scattare fotografie del nostro Pianeta.
Nonostante
abbia già raggiunto grandi altitudini a bordo di palloni atmosferici,
questa sarà probabilmente la prima occasione in cui un telefonino volerà
a centinaia di chilometri al di sopra della superficie terrestre.
«I
cellulari di oggi sono molto potenti, dotati di processori che arrivano
a 1GHz e di ampia memoria. Prima di tutto, vogliamo verificare se il
telefono può funzionare lassù e, in caso positivo, se è in grado di
controllare un satellite» ha spiegato il direttore del progetto, Shaun
Kenyon.
Tra gli obiettivi che l'impresa, nominata STRaND-1
(Surrey Training Research and Nanosatellite Demonstration), si pone c'è
quello di trovare componenti elettronici più economici, che possano
contribuire ad abbattere gli attuali costi dei veicoli spaziali.
Ancora
non si sa quale, ma il cellulare che andrà in orbita sarà un modello
standard, normalmente in commercio e del valore di circa 450 dollari,
che non subirà modifiche, ma verrà lanciato così com'è, pur inserito
all'interno di un rivestimento protettivo contro la temperatura e le
radiazioni.
Il sistema operativo open source Android di Google è
il prescelto per permettere agli ingegneri di adattare alle necessità
dell'esperimento le funzioni del telefono, che non sarà in comunicazione
diretta con la base, ma trasmetterà messaggi ed immagini attraverso il
collegamento radio del satellite.
La Sstl, società nata in seno
al locale istituto universitario britannico, gode di fama internazionale
per l'efficienza dei suoi piccoli satelliti, realizzati impiegando
tecnologia a basso costo, ed è tra i costruttori che stanno lavorando al
progetto Galileo, la risposta europea al Gps americano.
Un gruppo di ricercatori del Surrey Satellite Technology
Limited (Sstl) di Guildford, in Gran Bretagna, si appresta a mettere a
dura prova le sofisticate capacità degli odierni dispositivi mobili, con
una delle sfide più impegnative finora tentate.
Un telefono
cellulare sarà protagonista di una missione spaziale di prossima
partenza, durante la quale verrà utilizzato per controllare un satellite
di 30 centimetri e per scattare fotografie del nostro Pianeta.
Nonostante
abbia già raggiunto grandi altitudini a bordo di palloni atmosferici,
questa sarà probabilmente la prima occasione in cui un telefonino volerà
a centinaia di chilometri al di sopra della superficie terrestre.
«I
cellulari di oggi sono molto potenti, dotati di processori che arrivano
a 1GHz e di ampia memoria. Prima di tutto, vogliamo verificare se il
telefono può funzionare lassù e, in caso positivo, se è in grado di
controllare un satellite» ha spiegato il direttore del progetto, Shaun
Kenyon.
Tra gli obiettivi che l'impresa, nominata STRaND-1
(Surrey Training Research and Nanosatellite Demonstration), si pone c'è
quello di trovare componenti elettronici più economici, che possano
contribuire ad abbattere gli attuali costi dei veicoli spaziali.
Ancora
non si sa quale, ma il cellulare che andrà in orbita sarà un modello
standard, normalmente in commercio e del valore di circa 450 dollari,
che non subirà modifiche, ma verrà lanciato così com'è, pur inserito
all'interno di un rivestimento protettivo contro la temperatura e le
radiazioni.
Il sistema operativo open source Android di Google è
il prescelto per permettere agli ingegneri di adattare alle necessità
dell'esperimento le funzioni del telefono, che non sarà in comunicazione
diretta con la base, ma trasmetterà messaggi ed immagini attraverso il
collegamento radio del satellite.
La Sstl, società nata in seno
al locale istituto universitario britannico, gode di fama internazionale
per l'efficienza dei suoi piccoli satelliti, realizzati impiegando
tecnologia a basso costo, ed è tra i costruttori che stanno lavorando al
progetto Galileo, la risposta europea al Gps americano.